Fonte: Nuova Bussola Quotidiana – articolo di Luca Volontè del 2-1-2024

Nella Spagna di Sanchez e della sua maggioranza social comunista si viene arrestati solo per avere, un giorno all’anno, recitato il Rosario nei pressi delle cliniche abortiste, alle femministe invece ogni minaccia e violenza è concessa e con la futura approvazione di una legge che liberalizza l’aborto sino alla nascita, per i pro life e i credenti si avvicinano le catacombe.
Lo scorso 28 Dicembre, memoria dei Santi Innocenti, i pro vida spagnoli avevano organizzato due manifestazioni di preghiera, “armati” di santo Rosario, si erano dati appuntamento in diverse città del paese nei pressi delle cliniche abortiste e a Madrid dinnanzi alla “Dator”, il più grande abortificio della capitale. Per mantenere l’ordine pubblico, il governo social-comunista spagnolo ha inviato 5 furgoni e 20 agenti, dispiegati per evitare scontri tra gli oranti cattolici e la marmaglia delle femministe abortiste accorse a difesa dell’omicidio degli innocenti.
Le intenzioni della polizia erano apparentemente buone ma, alla prova dei fatti, gli unici a finire nel mirino sono stati proprio coloro che pregavano, mentre le femministe hanno avuto mano libera di agire. In totale, circa 300 persone sono scese in piazza tra Madrid e Saragozza per recitare il Rosario per i bambini abortiti che in Spagna sono più di 99.149 all’anno, secondo l’ultimo studio dell’Istituto per la Politica Familiare (IPF), più di 253 aborti al giorno, uno ogni 5 minuti.
«Siamo venuti a chiedere che la vita venga difesa, questa battaglia è culturale ma deve essere anche spirituale», ha spiegato alla agenzia di stampa “ZENIT” un giovane di 25 anni, mentre si recava alla clinica Dator di Madrid per unirsi all’appello della piattaforma “La preghiera non è un crimine” e per partecipare al rosario che era stato indetto. Dalla primavera dello scorso anno, con l’approvazione della Ley Orgánica 4/2022 del 12 aprile di riforma del Codice penale, si criminalizza le molestie alle donne che si recano in clinica per l’interruzione volontaria della gravidanza, creando l’articolo 172 quater. Questa legge punisce con la reclusione da tre mesi a un anno o con il lavoro di pubblica utilità da 31 a 80 giorni chiunque, al fine di ostacolare il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza, molesti una donna con atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi, minando la sua libertà.
Le stesse pene sono comminate se le molestie sono rivolte a professionisti sanitari, operatori o dirigenti di centri autorizzati a praticare l’aborto. All’appello del movimento pro life hanno risposto, per altro verso, anche i gruppi femministi che vogliono trasformare l’aborto in un diritto, rendendo inevitabile lo scontro: i cattolici con il rosario in mano e alzando la voce, mentre le femministe urlavano grida offensive sia ai cattolici che alle persone riunite. «Bruceremo la Conferenza episcopale, con tutti i vescovi dentro», «Via i rosari dalle nostre ovaie», «Che barbarie che chi non partorisce mai ci proibisca di abortire», sono state queste le minacce che facevano da controcanto alle litanie alla Madonna, mentre quelle stesse femministe cecavano indisturbate di intimidire i cattolici.
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