1

Articolo da L’Eco di Bergamo su concerto-testimonianza di Debora Vezzani a Bergamo




Un fiore per la Vita




Claudia Koll: «Farmi suora? No, penso ai malati e ai senzatetto. Rifiutai Al Pacino»

fonte: Bergamo Corriere.it

di Rosanna Scardi

L’attrice racconta come la sua vita è cambiata: dai film di Tinto Brass alla conversione: «Dio mi ha presa per mano». Questo weekend è in Bergamasca per «40 Giorni per la vita», comunità che si ispira al movimento antiabortista internazionale

Prima è arrivato il successo, negli Anni ’90, grazie alla commedia erotica «Così fan tutte» di Tinto Brass, la conduzione del Festival di Sanremo su richiesta di Pippo Baudo e fiction per Rai e Mediaset. Poi, il cambiamento di vita, una vera rivoluzione. Claudia Koll, nome d’arte di Claudia Maria Rosaria Colacione, si è avvicinata alla fede e ora si dedica ai più sfortunati. Oggi (29 gennaio 2022), alle 15.30, porterà la sua testimonianza di missionaria nel teatro dell’oratorio di Fiorano al Serio, Val Seriana, nell’incontro organizzato dalla parrocchia di San Giorgio Martire. Ieri sera, era a Ponteranica, sempre in Bergamasca, nella chiesa dei Padri Sacramentini, ospite dell’evento promosso da «40 Giorni per la vita-Bergamo», comunità che comprende oltre trenta gruppi di preghiera e che si ispira al movimento antiabortista internazionale «40 Days for life», nato nel 2004 in Texas: i 40 giorni di preghiera sono cominciati il 28 dicembre, festa dei Santi innocenti e si concluderanno il 5 febbraio, Giornata nazionale per la vita. L’incontro è stato preceduto dall’adorazione eucaristica e dal rosario per i bambini non nati e le loro mamme.

Koll, pochi giorni fa la Camera ha blindato la legge 194. La premier Giorgia Meloni ha ribadito che intende mantenerla così come è: a suo parere, la legge del 1978 va rivista?

«Non me la sento di pronunciarmi riguardo alla legge perché non ho le competenze necessarie. Vorrei però riproporre alla vostra riflessione due domande di San Giovanni Paolo II: “Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? E chi è più debole della persona concepita e non ancora nata?”».

Lei è mamma di due ragazzi originari del Burundi: come le hanno cambiato la vita?

«Sono mamma affidataria. Jean Marie vive con me da quando aveva sedici anni e ora ne ha trenta. Nathanael ha sei anni. Hanno cambiato la mia vita come tutti i figli la cambiano alle madri. Sono un dono di Dio».

Quali sono i prossimi progetti della sua onlus, Le Opere del Padre?

«Le Opere del Padre si adopera per le persone indigenti in Africa tramite progetti di sostegno a distanza, scolarizzazione, aiuti per le esigenze primarie. In caso di malattie gravi, che non possono essere curate in Africa, provvediamo a far venire i malati in Italia. A Roma, abbiamo un servizio per le persone senza fissa dimora e le famiglie disagiate nel quartiere Fidene. Gestiamo anche due piccoli appartamenti in cui sono accolte persone in difficoltà. Il nostro prossimo progetto è la realizzazione di una piccola scuola dell’infanzia, a cui le madri disagiate possano affidare i loro figli mentre vanno a lavorare».

Ha mai pensato di prendere i voti?

«No».

Ha raccontato di aver deciso di fare l’attrice grazie a sua nonna che era cieca. Lei le descriveva le scene dei film, appassionandosi alle storie e all’umanità dei personaggi tanto da voler fare l’attrice. Non ha mai avuto rimpianti o il desiderio di tornare sul grande schermo?

«Veramente, non ho mai smesso di fare l’attrice. Negli ultimi anni non ho ricevuto proposte accettabili nei circuiti televisivi e cinematografici. Ho però continuato a lavorare in circuiti diversi, dove ho scoperto una nuova capacità interpretativa, grazie anche alla preghiera cristiana. La fede non impedisce a un’attrice di svolgere il proprio mestiere. Anzi. La aiuta a valorizzarlo».

Negli anni Duemila si è riavvicinata alla fede cattolica. Come è avvenuta la conversione?

«Dio ha avuto — e ha — nei miei confronti una pedagogia paziente e delicata. Mi ha presa per mano e accompagnata attraverso vari episodi importanti. Per esempio, quando, durante la ripresa di un film, per la prima volta ebbi difficoltà a far passare un’emozione d’amore e di dolore. Allora, Geraldine, la mia coach, mi disse: “Claudia, se non c’è verità nella tua vita, come può esserci nel tuo mestiere”. Fu un momento di consapevolezza importante. E, con la conversione, la verità fece ritorno sia nella mia vita che nel mio mestiere. E, sulla via della verità, poi arrivarono la libertà e la consapevolezza di essere figlia amata da Dio».

Alla fine degli anni ‘90 disse di no al set americano del film «L’avvocato del diavolo» con Al Pacino: si è pentita?

«Susan Strasberg, che è stata mia insegnante di recitazione e che mi conosceva bene, mi consigliò di non fare quel film in quanto non adatto alla mia sensibilità umana e artistica. Perché mi sarei dovuta pentire?».




«Io, pro-vita, arrestata perché pregavo in silenzio»

30 Dicembre 2022

di Riccardo Cascioli

Il 6 dicembre è stata arrestata a Birmingham perché pregava, nella sua mente, davanti a una clinica per aborti, quel giorno chiusa. Andrà a processo per aver violato l’ordine che di recente ha istituito una zona cuscinetto attorno alla clinica. «Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito oltre cento donne», ma ora il divieto «ci impedisce di essere lì nel momento in cui hanno più bisogno di noi». La Nuova Bussola intervista Isabel Vaughan-Spruce.
– VIDEO: C’È GIÀ LA POLIZIA DEL PENSIERO E NESSUNO SE NE PREOCCUPA

«Una volta, mentre eravamo fuori dalla clinica per aborti, una diciannovenne di passaggio ci ha chiesto cosa stessimo facendo. Le abbiamo risposto che eravamo lì per pregare e offrire alternative a chiunque pensasse di abortire. Lei ha detto: “Perché non eravate qui la scorsa settimana? Non avrei abortito se foste state qui”».

A parlare è Isabel Vaughan-Spruce, cattolica di 45 anni, co-direttrice di March for Life UK, intervistata in esclusiva dalla Nuova Bussola Quotidiana. La sua voce è calda e placida, non dissimile da quando ha parlato con la polizia durante il suo arresto lo scorso 6 dicembre, perché sospettata di aver pregato in silenzio davanti a una clinica per aborti. Per la polizia, non stava rispettando un Ordine di Protezione dello Spazio Pubblico (Pspo, nell’acronimo inglese). I Pspo servono a fermare proteste o comportamenti che rechino disturbo entro un limite di circa 150 metri da un luogo specifico.

Lo scorso 7 settembre, il Consiglio della Contea di Birmingham ha concesso lo status di Pspo a favore di un’affollata clinica per aborti nella zona di Kings Norton. Un astante ha visto Isabel in piedi nelle vicinanze della clinica e l’ha denunciata alla polizia. Il video di Isabel interrogata, perquisita e portata via da una squadra di tre poliziotti (vedi in fondo) ha inorridito milioni di spettatori in tutto il mondo. Esso ha anche aperto un dibattito internazionale su fino a che punto uno Stato democratico possa oggi legittimamente limitare la libertà di parola, la libertà di pensiero e di religione. Nel frattempo, il 2 febbraio, Isabel sarà processata come una criminale presso la Corte dei Magistrati di Birmingham, per i suoi pensieri privati e le sue preghiere silenziose.

Isabel, iniziamo dal tuo arresto: cos’è successo esattamente quel pomeriggio del 6 dicembre?
Quel giorno sono andata a pregare fuori dalla Robert Clinic del British Pregnancy Advisory Service (Bpas), a Kings Norton, dove vengono eseguiti numerosi aborti. Non è aperta tutti i giorni, quindi controllo il loro sito Internet e ci vado solo quando so che è chiusa. Qualcuno ha chiamato la polizia per informarla che ero lì e che pensavano stessi pregando. La polizia è arrivata per interrogarmi e, quando ho detto che non stavo protestando ma pregando in silenzio nella mia mente, mi hanno detto che ero in arresto per aver violato il Pspo e presumibilmente in altre tre precedenti occasioni. Ho detto loro che la clinica era chiusa, che lo era sempre stata quando ero andata lì e quindi mi era impossibile interagire con qualcuno. Innanzitutto, mi hanno perquisito, mi hanno sequestrato chiavi, telefono e fazzoletti e poi mi hanno portato alla locale stazione di polizia. Sono stata messa in una cella e successivamente interrogata da due ufficiali sui miei pensieri e su cosa stessi pregando. Diverse ore più tardi, sono stata accusata con quattro capi di imputazione per aver violato il Pspo e sono stata rilasciata su cauzione a due condizioni: non contattare un particolare sacerdote pro-vita che conosco e non entrare nella zona cuscinetto intorno alla clinica. Pochi giorni dopo, la prima condizione è stata annullata.

Andare alla Robert Clinic fa parte del tuo lavoro per 40 Days for Life a Birmingham?
Sì. Prima che il Pspo fosse messo in atto, organizzavo 40 giorni di continua preghiera e supporto fuori dalla Robert Clinic, per 12 ore al giorno, due volte l’anno, durante la Quaresima e in autunno. Piccoli gruppi di volontari cristiani, due o tre, si alternavano per pregare, distribuire volantini e parlare alle donne che pensavano di abortire. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito oltre cento donne. Abbiamo avuto donne che hanno lasciato la clinica dopo aver preso la prima delle pillole per l’aborto farmacologico, chiedendo aiuto perché si erano pentite della loro decisione. Indichiamo un centro medico dove un dottore può fornire loro un trattamento per fermare la procedura abortiva. Le avvertiamo che potrebbe non funzionare, ma che provare è sicuro. Siamo lì per pregare e offrire il nostro aiuto a chiunque lo desideri. La cosa triste è che questo Pspo a Birmingham ci impedisce di essere lì per le donne nel momento in cui hanno più bisogno di noi.

Finché il Pspo rimane in vigore non puoi aiutare attivamente le donne che vanno ad abortire, eppure vai in clinica, quando è chiusa, per pregare. Perché la preghiera è così centrale nel tuo lavoro per la vita?
Crediamo nel potere della preghiera. Una volta siamo stati avvicinati da una coppia musulmana che stava pensando di abortire. Sono venuti alla clinica ma si sono fermati prima di entrare, per chiedere informazioni e hanno preso un volantino. In seguito, abbiamo chiesto loro cosa li avesse spinti a parlare con noi fuori dal centro per aborti. Hanno risposto che quella mattina avevano pregato insieme di incontrare un angelo che li aiutasse. Hanno considerato la nostra presenza e il nostro sostegno come una risposta alla loro preghiera. La preghiera può essere molto potente.

Cosa ti ha fatto decidere di dedicare totalmente la tua vita alla causa della vita?
È per il danno inflitto alle donne dall’aborto. Apprezzo molto la vita umana, dal concepimento alla morte. Non c’è motivo oggi per cui l’aborto debba essere considerato l’alternativa alle situazioni difficili. A volte viene presentata come l’unica opzione disponibile, che spinge le donne alla decisione di togliere la vita al proprio figlio. Alle donne devono essere offerte scelte reali che consentano loro di tenere il proprio figlio. La mia organizzazione ha aiutato donne e coppie dando alloggio, consulenza, assistenza all’infanzia, sostegno finanziario, articoli per bambini, assistenza medica privata nonché amicizia. Quando alle donne viene offerta un’alternativa, di solito scelgono di continuare la gravidanza. Offriamo anche supporto alle donne che hanno abortito e stanno soffrendo.

I pro-vita sono spesso rappresentati come fanatici o estremisti, è vero questo nel Regno Unito?
Nel 2018, una relazione del governo sul lavoro dei volontari pro-vita al di fuori delle strutture abortive ha rilevato che i casi di molestie sono rari. Ogni volontario che si unisce a noi deve prima firmare una dichiarazione di pace, per dichiarare che accetta di comportarsi in modo pacifico e amorevole. In realtà, le prove di 40 Days for Life Birmingham mostrano che gli stessi volontari pro-vita subiscono abusi fisici, minacce e insulti da parte della gente del posto (non da parte di coloro che utilizzano il centro per aborti), con il risultato che la polizia deve essere coinvolta e un uomo ha dovuto fare “giustizia riparativa”, cioè scrivere una lettera di scuse al volontario pro-vita per l’aggressione fisica.

Solo una curiosità: chi ha filmato il video del tuo arresto?
Uno del nostro gruppo era in un’auto nelle vicinanze e ha filmato l’accaduto. Come ho già detto, dei membri del nostro gruppo sono stati maltrattati. Dobbiamo pensare alla nostra sicurezza. Una persona potrebbe essere sulla strada ma un’altra è sempre vicina, magari aspettando in macchina, per motivi di sicurezza.

Speri che questo possa essere un precedente giudiziario per bloccare un emendamento al disegno di legge sull’ordine pubblico, attualmente in discussione alla Camera dei Lord, che renderebbe automaticamente un reato penale, forse già per il 2023, l’avvicinarsi a tutte le cliniche per aborti in Inghilterra e Galles?
Non posso dire nulla al momento sul mio procedimento penale o sulla mia linea difensiva né sulla contestazione civile alla legittimità del Pspo. Ma è paradossale che un sondaggio del 2022, commissionato dalla BBC, abbia mostrato che il 15% delle donne di età compresa tra i 18 e i 44 anni hanno affermato di essersi sentite sotto pressione, per abortire contro la propria volontà. Il 2021 ha registrato il numero di aborti più alto di sempre; eppure, invece di offrire alle donne maggiori opportunità di guardare alle alternative, vediamo che vengono prese misure per reprimere coloro che aiutano le donne in alcune delle situazioni più difficili. Non molto tempo fa, una donna che spingeva una carrozzina è venuta a parlarci fuori dalla clinica. Ha detto: «Sono voluta tornare qui per ringraziarvi per quello che fate. Mia figlia era venuta qui per abortire e, dopo avervi parlato, ha deciso di tenere il suo bambino. Io adesso sono una nonna e questa è la bambina, ora ha due anni!».




Preghiere e testimonianze «40 giorni per la Vita»

fonte: L’Eco di Bergamo del 30 Dicembre 2022, pag. 16

BERGAMO. Si tiene anche nel territorio bergamasco quest’anno «40 giorni per la Vita», un’iniziativa di preghiera, testimonianza e carità in difesa della vita nascente in programma dal 28 dicembre, festa dei Santi Innocenti martiri, a domenica 5 febbraio, Giornata nazionale per la Vita promossa dalla Conferenza episcopale italiana.
«L’obiettivo è quello di promuovere la sacralità di ogni Vita umana – affermano gli organizzatori –.
L’esperienza si ispira, seppure con diverse modalità, al progetto di “40 days for Life”, che in America e in una decina di altri Paesi del mondo sta convertendo i cuori e salvando innumerevoli vite grazie alla forza pacifica della preghiera e della testimonianza». «40 giorni per la Vita» è un’iniziativa partita l’anno scorso nella diocesi di Venti miglia–Sanremo, a cui quest’anno si unisce anche «40 giorni per la Vita – Coordinamento di Bergamo» che nel territorio orobico ha organizzato una fitta rete di gruppi culturali e di preghiera. «La preghiera è il cuore pulsante della campagna – precisa il portavoce Roberto Allieri – per ognuno di questi 40 giorni si passeranno il testimone oltre una ventina di gruppi, associazioni, parrocchie e monasteri sparsi nella nostra provincia, che garantiranno un’incessante orazione per la vita per tutta la durata dell’iniziativa.
Ci saranno anche importanti momenti di formazione, con testimonianze e incontri culturali». Un altro aspetto molto importante della campagna è quello della carità: nel corso di questi 40 giorni infatti verranno raccolti fondi che saranno destinati ai Centri di aiuto alla vita e al progetto Gemma per il sostegno economico a mamme incinte in difficoltà economica e sociale. «Nel nostro Paese si è creato un impenetrabile muro di silenzio attorno alle terribili tragedie dell’aborto e dell’eutanasia, veri e propri frutti di quella che Papa Francesco definisce la cultura dello scarto – afferma Allieri –. Con questa iniziativa vogliamo rompere questo muro con la forza pacifica ma decisa della preghiera e della testimonianza cristiana, annunciando il Vangelo della Vita. Vogliamo annunciare che ogni essere umano concepito ha diritto a nascere e ad essere accolto con amore e che ogni vita fragile e malata ha diritto ad essere accompagnata fino alla fine». Tanti e diversi gli appuntamenti che sono in calendario, consultabili sul sito bergamo.40giorniperlavita.it.

Mercoledì sera all’ospedale Papa Giovanni XXIII c’è stata la recita del rosario per i bambini non nati e a seguire la celebrazione della Messa. Si segnala poi un incontro sul fine vita che si terrà il 13 gennaio a Ranica, la conferenza del dottor Massimo Gandolfini (presidente dell’associazione Family Day) il 20 gennaio a Ranica e l’incontro a Bergamo con la figlia di Santa Gianna Beretta Molla il 4 febbraio. Sul portale 40giorniperlavita.it è possibile scaricare il libretto di preghiera e trovare tutte le informazioni su come partecipare.




Sanremo, al via la maratona “40 giorni per la vita”

fonte: Il Timone

Sanremo 28 Dicembre 2022

Si apre oggi 40 giorni per la vita, un’iniziativa di preghiera, testimonianza e carità a favore della vita nascente giunta quest’anno alla seconda edizione e che si concluderà domenica 5 febbraio 2023 in occasione della Giornata nazionale per la vita indetta dalla CEI. Ad organizzare l’evento la Diocesi di Ventimiglia – San Remo e “40 Giorni per la Vita – Coordinamento di Bergamo”. «Nel nostro Paese si è creato un impenetrabile muro di silenzio attorno alle terribili tragedie dell’aborto e dell’eutanasia, veri e propri frutti di quella che Papa Francesco definisce ‘la cultura dello scarto’» affermano gli organizzatori. «Con questa iniziativa vogliamo rompere questo muro con la forza pacifica, ma decisa, della preghiera e della testimonianza cristiana, annunciando il Vangelo della Vita».

La campagna, ispirata all’iniziativa americana 40 Days for Life, è partita l’anno scorso nella diocesi di Ventimiglia – San Remo a cui quest’anno si unisce anche “40 giorni per la vita – coordinamento di Bergamo” che nel territorio orobico ha organizzato una fitta rete di gruppi culturali e di preghiera. E proprio la preghiera sarà il cuore pulsante dell’iniziativa: «ogni giorno sul sito internet e sulle pagine social dell’evento, verrà pubblicata un’intenzione, accompagnata da un brano dell’enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II e da un salmo, che permetterà a chiunque, da qualunque parte d’Italia, di unirsi a questa maratona di preghiera» spiegano gli organizzatori. «Inoltre per ognuno di questi 40 giorni si passeranno il testimone oltre una ventina di gruppi, associazioni, parrocchie e persino monasteri che garantiranno un’incessante orazione per la vita per tutta la durata della campagna».

Un altro pilastro di 40 Giorni per la Vita saranno le serate di testimonianza e di formazione culturale sulle tematiche pro vita che si terranno sia nella diocesi intemelia che in provincia di Bergamo. Il calendario, disponibile sul sito internet, prevede tra l’altro un incontro con Massimo Gandolfini, presidente dell’Associazione Family Day e Maria Rachele Ruiu di Pro Vita & Famiglia, la testimonianza della figlia di Santa Gianna Beretta Molla e dei coniugi Bicchiega che hanno scelto l’adozione dopo aver rifiutato la pratica della fecondazione assistita.

«Siamo contenti di poter offrire ai nostri rispettivi territori un’occasione per approfondire le tematiche pro vita e speriamo di poter coinvolgere più persone possibili in questa grande preghiera per chiedere la fine dell’aborto, dell’eutanasia e di ogni crimine contro la vita umana. Speriamo che anche che altre città scelgano di unirsi a noi per le edizioni future: se qualcuno fosse interessato non esiti a scrivere ai nostri indirizzi». Un altro aspetto molto importante della campagna è quello della carità: nel corso di questi 40 giorni infatti verranno raccolti fondi che saranno destinati ai Centri di Aiuto alla Vita e al progetto Gemma per il sostegno economico a mamme incinte in difficoltà economica e sociale. Grazie alle offerte raccolte in diocesi durante la prima edizione svoltasi l’anno scorso, la Diocesi di Ventimiglia – San Remo ha potuto adottare una mamma incinta e il suo bambino per tutta la durata della gravidanza e anche oltre.

Sul portale 40giorniperlavita.it è possibile seguire tutte le fasi dell’iniziativa e le proposte in calendario organizzate sia dalla Diocesi di Ventimiglia – San Remo, sia da “40 giorni per la vita – Coordinamento di Bergamo” e trovare tutte le informazioni su come partecipare.




Arrestata per aver pregato. Nella sua mente

fonte: Il Timone

di Valerio Pece

24 Dicembre 2022

La notizia che arriva da Birmingham va oltre ogni possibile immaginazione e catapulta tutti nel bel mezzo di 1984, celebre romanzo distopico di George Orwell. Isabel Vaughan-Spruce, direttrice della Marcia per la vita nel Regno Unito, è stata arrestata dalla polizia perché assorta in preghiera, in assoluto silenzio, nei pressi di una clinica abortiva in quel momento chiusa.

Formalmente Vaughan-Spruce è stata accusata di aver infranto un ordine di protezione dello spazio pubblico, misura introdotta dal Consiglio comunale di Birmingham per garantire «alle persone che visitano e lavorano lì un libero accesso, senza timore di confronto». Trattasi di zone-cuscinetto in cui sono vietate le proteste contro l’aborto. Dunque, non sarebbe la preghiera il problema, la donna non doveva essere in quella zona della città (una cintura di circa 190 metri intorno alla clinica): è così che cerca di difendersi quella stampa liberal che non senza qualche imbarazzo ha dovuto dare la notizia dell’arresto. Le cose in realtà sono andate in un modo molto diverso. La donna era sola, in piedi, con le mani nel cappotto. Il fatto che potesse aver pregato in assoluto silenzio, dentro di sé, nel suo intimo foro interiore, è stato motivo sufficiente perché un agente di polizia la facesse salire in macchina portandola via. Gli avvocati della Alliance Defending Freedom, che difendono la donna, hanno pubblicato un comunicato in cui si legge la precisa (e surreale) scansione degli eventi: «La polizia si è avvicinata a Isabel Vaughan-Spruce in piedi vicino alla BPAS Robert Clinic a Kings Norton, Birmingham. Vaughan-Spruce non portava alcun segno [di carattere religioso, ndr] ed è rimasta completamente in silenzio fino a quando non è stata avvicinata dalla polizia, la quale  aveva ricevuto lamentele da una persona che sospettava che Vaughan-Spruce stesse pregando silenziosamente nella sua mente».

«LA MIA FEDE È CIÒ CHE SONO»

Dopo il suo arresto la donna ha parlato a cuore aperto: «È terribilmente sbagliato che io sia stata perquisita, arrestata, interrogata dalla polizia e accusata semplicemente di aver pregato nell’interiorità della mia mente. Le zone di censura pretendono di vietare le molestie, che sono già illegali. Nessuno dovrebbe mai subire molestie. Ma quello che ho fatto è stato tutt’altro che dannoso: stavo esercitando la mia libertà di pensiero, la mia libertà di religione, nella mia mente. Nessuno dovrebbe essere criminalizzato per aver pensato e pregato, in uno spazio pubblico nel Regno Unito». Parlando della sua missione, Vaughan-Spruce ha aggiunto: «Ho dedicato gran parte della mia vita a sostenere le donne in gravidanza, adoperandomi per tutto ciò che serviva affinché arrivassero a scegliere la vita e la maternità […] La mia fede è una parte centrale di ciò che sono, quindi a volte mi alzo o cammino vicino a una struttura per aborti e prego per questo problema. È qualcosa che ho fatto praticamente ogni settimana negli ultimi 20 anni della mia vita».

IL FILMATO SHOCK

Su Youtube è possibile guardare il filmato del fermo di Isabel Vaughan-Spruce (lo riportiamo di seguito), immobile e in silenzio su un marciapiede. L’incredibile dialogo intercorso e l’accuratissima perquisizione della 45enne sono il miglior spot alla notizia. Ad un certo punto del filmato è possibile ascoltare la domanda clou del poliziotto: «Stai pregando?». Risposta: «Potrei pregare nella mia testa». L’ufficiale di polizia chiede poi alla donna se sarebbe disposta a seguirlo per un interrogatorio. «Se posso scegliere, allora no», risponde Isabel, dopodiché si sente l’ufficiale replicare risoluto: «Sei in arresto». L’accusa? «Non aver rispettato l’ordine di protezione degli spazi pubblici». Da lì la perquisizione (perfino tra i capelli), seguita dall’ordine di salire in macchina.

LE REAZIONI (POCHE MA FERME)

Jeremiah Igunnubole, consulente legale di ADF per il Regno Unito ha osservato: «I nostri diritti e libertà fondamentali sono in pericolo se una perquisizione dei capelli è considerata “ragionevolmente necessaria” per un sospetto reato di preghiera, anche di preghiera silenziosa». L’avvocato Igunnubole ha poi aggiunto: «Mentre il disegno di legge sull’ordine pubblico in Parlamento rischia di passare, è fondamentale che l’esperienza di Isabel sia tenuta saldamente nella mente dei parlamentari. Nessuno dovrebbe essere criminalizzato per la pratica pacifica e innocua della propria fede, figuriamoci per i pensieri».

Sarcastico il commento di Ross Clarck, collaboratore del Times e dello Spectator: «Al netto della formidabile concorrenza – lockdown, ecc. – questo è l’abuso di potere più oltraggioso che si sia verificato in Gran Bretagna negli ultimi tempi». Adrian Hilton, insegnante e teologo inglese, riporta invece alla nuda realtà dei fatti: «Isabel Vaughan-Spruce non portava stendardi. Non aveva foto di bambini abortiti e non accendeva candele per una veglia sul marciapiede. È stata perquisita, arrestata, interrogata e accusata del reato di aver pregato silenziosamente nella sua testa. Questo è assolutamente scandaloso». Rod Dreher, autore de L’opzione Benedetto, commentando la notizia «sorprendente e orribile» ha ufficializzato quella che ormai non è che una lampante e dolorosa verità: «L’aborto è così sacro per il governo britannico che non è permesso rivolgersi a Dio in silenzio fuori da una clinica per aborti».

Gianna Jessen va in soccorso

A sottolineare il tratto altamente discriminatorio utilizzato contro Isabel Vaughan-Spruce, va aggiunto che come condizione per il rilascio dietro cauzione le è stato proibito di contattare un sacerdote amico (restrizione del tutto illegittima, che infatti è stata poi ritirata). «La libertà religiosa di Isabel – riporta sul suo profilo facebook Gianna Jessen, probabilmente la più nota attivista prolife al mondo, nata nonostante un aborto subito – è stata ulteriormente impedita in quanto le limitazioni ai diritti legate alla cauzione le impediscono ora di partecipare alla preghiera pubblica, anche al di fuori della zona soggetta a restrizioni, e questo per “prevenire ulteriori reati”. Ciò significa che se Isabel dovesse partecipare ad un servizio pubblico di Natale dove vengono offerte preghiere, potrebbe andare in prigione!». «Presumibilmente», conclude con amara ironia Gianna Jessen, la cui incredibile storia ha ispirato il film October baby, «la polizia non vuole che incoraggi altre persone a pensare in pubblico pensieri religiosi sbagliati sull’aborto».

Isabel Vaughan-Spruce – la donna attraverso la quale il Potere ha fatto sapere al mondo che perfino una preghiera silenziosa può diventare un crimine (lo “psicoreato” che Orwell inventò per il suo 1984) il 2 febbraio dovrà comparire davanti ai giudici della Corte di Birmingham.

(Foto: Screenshot Youtube)




Riecco i 40 giorni per la Vita, con preghiere e testimonianze

Maria Bigazzi

fonta: La Nuova Bussola Quotidiana

Dopo l’esperienza dello scorso anno, ritornano i 40 Giorni per la Vita, un’iniziativa della Diocesi di Ventimiglia – San Remo. In programma, a partire dal 28 dicembre (Santi Innocenti), preghiere e veglie per chiedere a Dio di porre fine all’aborto, all’eutanasia e agli altri delitti contro la vita. Previste anche testimonianze per sensibilizzare sul tema.

La battaglia in difesa della vita è forse tra le più lunghe e difficili, ma l’esercito pro-life procede determinato. Ed è così che tra le tante importanti iniziative, anche quest’anno ritornano i “40 giorni per la Vita”, ovvero 40 giorni in cui sono in programma preghiere e veglie, conferenze e testimonianze per conoscere e approfondire la causa pro-vita, la tragedia dell’aborto e dell’eutanasia, implorando Dio per la fine di questi delitti e proponendo anche realtà che aiutano a conoscere la gravità di tali atti.

La campagna, ispirata all’iniziativa americanadei 40 days for Life, è partita l’anno scorso nella Diocesi di Ventimiglia – San Remo, a cui quest’anno si unisce anche “40 giorni per la vita – coordinamento di Bergamo”, che nel territorio orobico organizza una fitta rete di gruppi culturali e di preghiera. Ogni giorno infatti, si daranno il cambio una ventina di gruppi, associazioni, parrocchie e anche monasteri che garantiranno una incessante orazione per la Vita lungo tutta la durata dell’iniziativa.

Chiunque desideri unirsi a questa grande preghiera in difesa della vita nascente, può farlo grazie al libretto disponibile assieme a tutte le informazioni sul nuovo sito https://40giorniperlavita.it/, dove ogni giorno è proposto un salmo con una diversa intenzione di preghiera e un brano da meditare tratto dall’enciclica Evangelium Vitae. Oltre alla preghiera quotidiana sarà possibile partecipare o seguire da remoto alcuni eventi e testimonianze, occasioni importanti per approfondire le diverse tematiche e condividere esperienze significative.

Il programma è molto ricco e diversificato e prevede sia nel territorio della diocesi intemelia sia in provincia di Bergamo, preghiere, adorazioni eucaristiche, incontri formativi e momenti di testimonianza pubblica. Il calendario completo degli eventi e le modalità di partecipazione sono disponibili sul sito Internet della campagna.

Per questi 40 giorni (numero significativo nella Sacra Scrittura) ci si impegna a riflettere sui temi proposti e a dedicare del tempo alla preghiera per ogni intenzione, aiutati ogni domenica da una breve catechesi che fa da filo conduttore per la settimana, con particolare riferimento all’Esodo e ai problemi che caratterizzano anche la nostra società contemporanea. Ma questi giorni sono anche occasione per camminare assieme al nascituro, per conoscerlo in profondità e comprendere l’importanza di difenderlo in quanto persona con dignità e diritti, e soprattutto perché creatura di Dio creata a Sua immagine e somiglianza.

Come scriveva già san Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae, il problema che riguarda le scelte contro la vita oggi “si pone anche sul piano culturale, sociale e politico, dove presenta il suo aspetto più sovversivo e conturbante nella tendenza, sempre più largamente condivisa, a interpretare i menzionati delitti contro la vita come legittime espressioni della libertà individuale, da riconoscere e proteggere come veri e propri diritti”. Per questo è necessario conoscere e far conoscere la gravità di ogni atto contro la vita, e smentire il falso slogan “il corpo è mio, decido io” che ha ripercussioni sul pensiero collettivo facendo accettare anche legislativamente pratiche contro la dignità umana e i diritti dell’uomo, nel nome di una libertà che nuoce al prossimo.

La Chiesa, che è Madre e Maestra, ribadisce da secoli l’inviolabilità e la sacralità della vita, condannando ogni atto contrario ad essa, ma si preoccupa anche di soccorrere e accompagnare, implorando la misericordia di Dio per chi si trova smarrito dopo aver fatto ricorso a tali atti, come nel caso dell’aborto, che procura una ferita profonda nell’intimo della madre. Accanto al sostegno spirituale si pone anche la carità nel sostenere economicamente le mamme in difficoltà per una gravidanza, attraverso progetti e realtà da sempre in prima linea per la vita.

In una società che fugge l’idea di sacrificio per dare spazio al proprio egoismo, nel cui nome ogni atto diventa lecito, i 40 giorni per la Vita sono una voce che grida nel deserto, un silenzioso ma forte avanzare di quanti si uniscono con la preghiera e le opere, per dare voce a chi non ne ha. Madre Teresa di Calcutta ci ricorda che “Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore”.




USA: 10.000 aborti legali in meno dopo il ribaltamento di Roe vs Wade

27, Novembre 2022

Si iniziano a vedere i primi effetti positivi della storica decisone a favore della Vita della Corte suprema USA dello scorso giugno.

fonte:  Il Timone

Da quando è stata ribaltata la Roe v. Wade tante se ne sono dette, altrettante se ne sono fatte, ma un unico dato rimane oggettivo: più di 10.000 bambini non ancora nati sono vivi oggi. L’iniziativa #WeCount – un progetto di ricerca nazionale guidato dalla Society of Family Planning, un’organizzazione senza scopo di lucro che sostiene la ricerca sull’aborto e la contraccezione – ha riferito venerdì che ci sono stati 5.270 aborti in meno a luglio e 5.400 in meno ad agosto dopo la sentenza del 24 giugno che ha determinato la libertà degli Stati sulle politiche in materia di aborto. «Se questa tendenza dovesse continuare per i prossimi 12 mesi, prevediamo che più di 60.000 persone che necessitano di trattamenti per l’aborto non saranno in grado di ottenerli», ha affermato Alison Norris, professoressa di epidemiologia all’Ohio State e coautrice del rapporto, «uno shock per il sistema».

Da un articolo del New York Times risulta che l’aborto è sceso a zero negli Stati che hanno applicato divieti  – come l’Alabama e il Mississippi -, ma di contro quelli in cui l’aborto è rimasto legale, come la Carolina del Nord (37%) e il Kansas (36%), hanno registrato un aumento. Ad agosto, sono stati eseguiti meno di 10 aborti in ciascuno dei seguenti Stati: Alabama, Arkansas, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, North Dakota, Oklahoma, South Dakota e Wisconsin. Laddove l’aborto è rimasto legale, alcuni fornitori di servizi per abortire hanno messo in atto tutte le forze possibili per garantirne l’efficienza.

Per citare qualche esempio, il personale della Whole Woman’s Health in Minnesota o Trust Women in Kansas hanno fatto volare, entro l’estate, medici da tutto il Paese per riempire i loro programmi, senza considerare l’ingente numero di persone che hanno chiesto di poter prestare servizi di volontariato. I ricercatori di #WeCount hanno scoperto che il numero di aborti offerti attraverso cliniche online è aumentato del 33% tra aprile e agosto. I fornitori virtuali di aborto, che possono prescrivere pillole abortive online negli Stati in cui è legale farlo, hanno anche aumentato i loro servizi di aborto farmacologico, con il rischio di incorrere nello smercio di farmaci fasulli o che non offrono informazione e supporto medico adeguati.

Mentre si rincorre il diritto all’aborto, le organizzazioni di ricerca pro vita hanno applaudito ai dati dei bambini salvati. «I risultati del progetto #WeCount confermano che le leggi pro vita salvano vite umane», ha detto Chuck Donovan, presidente del Charlotte Lozier Institute, il braccio di ricerca di SBA Pro-Life America, «non c’è niente come la nascita di un nuovo bambino, e queste leggi si tradurranno in quel miracolo ripetuto migliaia di volte».

E anche se la macchina dell’aborto continua senza sosta a produrre alternative che sussurrano alla donna un’unica soluzione possibile, alcuni Stati stanno sostenendo alternative che affermano la vita, «l’industria dell’aborto ha un solo messaggio per le donne: non puoi farlo. Ora lo stiamo sostituendo con qualcosa di meglio: puoi farlo e saremo lì per supportarti», ha continuato Donovan, «gli sforzi degli Stati pro vita si sono già intensificati per sostenere le donne e le famiglie: il Texas da solo ha stanziato oltre 100 milioni di dollari per offrire alle donne opzioni reali».